COME RELAZIONARSI CON GLI ALTRI

È sicuramente un argomento molto ampio con diverse tecniche, anche se spesso per via del carattere molto sicuro, crediamo di non averne bisogno. Ma credetemi…. È importante per tutti riuscire e sapere comunicare. Tutt’oggi anche manager, politici e gente di alto spessore ricorrono a questa tecniche che vi andrò a citare più avanti. ( quindi non siamo gli unici, se questo vi può aiutare )

Hanno scritto molti libri a riguardo e guarda caso è molto attinente agli studi psicologici. Non vi fate ingannare da questa parola “ psicologia” come qualcosa di tragico…. La psicologia è alla base di tutti gli argomenti. Quindi è qualcosa di meraviglioso. In questo caso psicologia cognitiva o, adottando un termine più semplice: conoscenza del linguaggio del corpo.

Ma veniamo al dunque.

Quando si ha un primo approccio con una persona che non conosciamo, si ha una sensazione strana, quasi d’imbarazzo e molte volte tendiamo a chiuderci. Cosa stiamo facendo? Stiamo trasmettendo negatività.. e statene certi che automaticamente agli occhi della persona che avete davanti state scomparendo.. diventerete INVISIBILI. Quindi più l’ipotetica chiacchierata va avanti, più troverete difficoltà a parteciparne.. e più accade questo, più INVISIBILI DIVENTATE!

Noi non vogliamo questo. Vogliamo dare una buona impressione di noi sin dal primo momento e tuttavia vogliamo che avvenga il famoso ROMPI GHIACCIO! No?

Bene. Iniziamo a capire come relazionarci con gli altri.

La prima regola per una comunicazione efficace è l’ascolto attivo del nostro interlocutore.

L'ascolto attivo ...è una tecnica che consiste nell’ascolto dell’altro. L’ascolto è attivo nel senso che non ci si limita amemorizzare quanto dice l’altro, lo stiamo comunque ASCOLTANDO. (si chiama quest’ultima comunicazione non verbale )

Ma attenzione, ognuno di noi ha una sorta di cerchio intimo. Dovete quindi cercare di non superare quella linea, quell’unità di misura del nostro interlocutore. Mi spiego meglio: lui sarà più predisposto a parlare con chi ha più confidenza e non con un nuovo arrivato. Quindi limitatevi in primis a mantenere una distanza e cmq un interesse.

  • Stabilite un contatto visivo.

Mantenete lo sguardo sugli occhi dell’interlocutore. Spesso, per timidezza, alcuni di noi non utilizzano spesso questo prezioso aspetto della nostra comunicazione non verbale. Tuttavia se non si utilizza il contatto visivo con l’altro tendenzialmente la percezione sarà negativa: nel migliore dei casi verrete percepiti come timidi, in altri casi il vostro interlocutore percepirà un disinteresse alla comunicazione. Ma anche qui attenzione… guardare insistentemente una persona, puo’ risultare invasivo e minaccioso. Quindi limitatevi e cercate di trovare una via di mezzo. ( abbreviando: ascoltate – guardatelo negli occhi non eccessivamente – quando dovete parlare guardatelo dritto negli occhi ( vi ascolterà con più interesse ) – non disperdete lo sguardo in angolini, giù per terra o in aria.. ma guardate altre parti del suo viso che non siano gli occhi ).

  • Orientazione più diretta, inclinazione del busto verso l’altro

Se vogliamo comunicare interesse nell’altro, col corpo non dobbiamo di certo comunicare il contrario. Un suggerimento può essere quello di orientare il proprio corpo verso il nostro interlocutore. Il tronco deve essere orientato verso il nostro interlocutore, e, se si è seduti, conviene orientare la propria schiena in avanti.

  • Postura aperta e disponibile

La postura è fondamentale per mettere a proprio agio . Quindi, braccia incrociate, gambe incrociate, ma anche una serie di oggetti (come ad esempio una serie di oggetti su una scrivania, o la scrivania stessa) possono ostacolare la comunicazione nei confronti della persona che abbiamo di fronte, rimuovere gli oggetti o disincrociare gambe e braccia può comunicare all’altro inconsciamente la nostra disponibilità a parlare.

  •  postura rilassata

Tensioni psicologiche, ansie e paure tendono a manifestarsi nel corpo. Quando parliamo, anche se non ce ne rendiamo conto, il nostro corpo comunica il nostro stato di rilassamento o di tensione. I segnali sono molteplici, può essere un tremolio del corpo o della voce, la tensione della mascella, la tensione delle corde vocali, la nostra respirazione, il colore della nostra pelle, o anche semplicemente tensioni muscolari. Tutti questi segnali comunicano all’altro il nostro stato di tensione. Tramite il contagio emotivo (quel processo per cui chi ci è di fronte tende ad essere influenzato da ciò che proviamo), l’altro può associare a noi il nostro stato interno di tensione. Con un risultato ovviamente negativo, se ogni volta che incontro quella persona divento teso, assocerò a lui sensazioni negative. Una modalità per adottare spontaneamente una postura rilassata è sicuramente quella di apprendere tecniche di respirazione, tecniche di rilassamento, tecniche di meditazione e tecniche autopnosi.

Vediamo ora una serie di tecniche verbali di interesse. Un modo per sviluppare l’empatia, come scrivevamo prima, è quello di adottare un mix di tecniche verbali e non verbali.

La tecnica verbale d’elezione per lo sviluppo dell’empatia e dell’interesse è la domanda.

In fondo, se l’altro non ci interessa perché formulare delle domande di approfondimento? Tuttavia, spesso sono diversi i motivi per cui una persona non formula domande di approfondimento, ad esempio alcuni non lo fanno per timidezza, perché presumono che l’altro non voglia aprire la comunicazione a determinati temi, ma così facendo chiudono subito la comunicazione.

Ogni domanda non fatta è un muro alla comunicazione, se vogliamo suscitare interesse nell’altro dobbiamo comunicare interesse tramite l’uso della domanda.

Una seconda tecnica per lo sviluppo dell’empatia nell’altro è sicuramente la tecnica della self-disclosure. Studi che ormai proseguono da diversi decenni sulla comunicazione umana, mostrano che se uno dei due membri della comunicazione da informazioni su di sé, l’altro tenderà a fare lo stesso. Questo effetto è così potente, che è stato provato che esso si verifica in una grande serie di contesti, addirittura nella comunicazione mediata da computer, nei forum, nelle chat e nei social network

Se volete dunque entrare in empatia con gli altri, o volete che l’altro parli di sé, iniziate voi stessi a parlare di voi stessi. ( un esempio tangibile è nel nostro gruppo…. Qualcuno di noi si è aperto, ha parlato di se … e così pian piano tutti hanno fatto la stessa cosa nella totale tranquillità ).